giovedì 15 novembre 2007

Detergi e Detergiti con amore


STORIA DELLA DETERGENZA

STORIA DELLA DETERGENZA
I primi detersivi utilizzati dall’uomo furono molto probabilmente le argille e, dopo la scoperta del fuoco, le ceneri vegetali.
Le ceneri vennero utilizzate a scopo di detersione fino all’inizio del XX secolo. Le lavandaie usavano le ceneri di legni dolci, le mescolavano con acqua, e le filtravano con tele o sacchi dopo aver fatto decantare le impurezze.
Poiché le ceneri sono ricche di carbonati, silicati, solfati (oltre che di cloruri e fosfati) di metalli alcalini ed alcalino-terrosi le lavandaie eseguendo questa “lisciviazione” non facevano altro che estrarre dalle ceneri i sali alcalini solubili.

L’azione detergente delle acque da loro
utilizzate era, dunque dovuta alla loro “alcalinità” e alla presenza di sostanze che si comportavano (anche se in modo più blando) come gli additivi che si aggiungono oggi ai
moderni detersivi (ad es. agenti antiridepositanti dello sporco).

L’ origine del sapone vero e proprio non si conosce con precisione anche se la tecnologia
per fabbricarlo era nota fin dall’antichità. Le liscivie alcaline ottenute da cenere di legnovenivano, infatti, utilizzate per la saponificazione di sego o di scarti di grassi animali o di oli vegetali.

Già nel 600 a.C. i Fenici riuscivano ad ottenere un materiale cagliato bollendo grasso di capra con estratti di legno di frassino. Gli Egizi invece mescolavano un alcali con
un olio ottenendo una specie di sapone. Tale metodo era noto anche in Palestina tanto che l’utilizzo delle liscive viene menzionato nella Bibbia ( Da Malachia Capitolo 3 della
Bibbia:” Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire?
Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai”). I Greci utilizzavano liscivie sodiche per saponificare oli vegetali, tuttavia come in tutto l’Oriente ricorrevano alla terra da follone oppure ad una saponaria per il lavaggio della lana.
I Romani infine usavano liscivie potassiche per ottenere sapone da grassi animali (quali ad esempio il grasso di
capra). Questi precursori dei saponi erano in realtà degli impiastri usati soprattutto come cosmetici.

L’uso del sapone a scopo detersivo, infatti, cominciò a diffondersi soltanto nel diciottesimo secolo. C’è da notare comunque alla base della loro produzione c’era la stessa
reazione che al giorno d’oggi i moderni fabbricanti di saponi applicano su scala industriale.


TERRA DA FOLLONE E SAPONARIE


Per la detersione di tessuti (lana) si ricorreva (come sopra citato), all’ argilla cosiddetta smettica, che possiede la curiosa proprietà di assorbire energicamente gli oli e le sostanze grasse debolmente aderenti alle stoffe e che può, poi, essere facilmente rimossa con acqua (questa argilla non forma infatti una “pasta” , ma si disgrega in polvere fine). L’argilla
smettica è più nota come terra da follone (o Pietra a staccare o ancora terra del soldato).
La ragione della curiosa proprietà che mostrano le argille nell’adsorbire sostanze grasse
risiede nella loro struttura chimica caratterizzata da due strati tetraedrici contenenti atomi di Silicio ed Ossigeno tra i quali è contenuto uno strato ottaedrico costituito di Alluminio ed Ossigeno.
I vertici dei tetraedri sono rivolti verso il centro della struttura le cui parti superiori ed inferiori sono costituite da atomi di Ossigeno complanari. Tra due unità strutturali adiacenti si possono inserire molecole estranee quali ad esempio acqua o molecole organiche. Le molecole intrappolate nel reticolo causano un’espansione di quest’ultimo che risulta
reversibile a patto di poter allontanare le molecole inglobate.
Un’altra valida alternativa per la pulizia dei tessuti era costituita da sostanze, le saponine, ricavate da particolari tipi di piante quali:


1 ) il Sapindus surinamensis (appartenente alla famiglia delle sapindacee) noto come albero del sapone e diffuso soprattutto nelle Antille. L'arillo del frutto e le radici di
questa pianta sono particolarmente ricche di saponine e venivano sfruttate dai Pellirosse americani come sapone;

2 )la Saponaria officinalis (appartenente alla famiglia delle cariofillacee) specie erbacea
perenne diffusa in Europa ed Asia, alta da 30 a 60 centimetri. Le foglie sono verde vivo,ovali-lanceolate. Il rizoma della saponaria, e in minor misura tutta la pianta, contiene
una notevole percentuale di saponina che produce abbondante schiuma; prima della diffusione dei detersivi di sintesi, dalla saponaria si ricavava un'ottima polvere per lavare
(il nome deriva dal latino sapo, sapone per ricordare le proprietà detersive della pianta).


Ma cosa sono le saponine?


Le saponine sono dei glucosidi , cioè, molecole formate da uno zucchero e da una
parte “non glicidica” detta aglicone (“senza zucchero”) legata allo zucchero tramite un legame etereo. L’aglicone di una saponina è generalmente uno steroide o un triterpene e viene chiamato sapogenina , mentre lo zucchero è generalmente costituito da glucosio, galattosio o da un pentosio, o un metilpentoso. Poiché nello zucchero il legame può essere sopra o sotto il piano della molecola, si chiamano â -glucosidi quelli
in cui è sopra ed á -glucosidi gli altri. Le saponine sono composti generalmente incolori e amorfi (difficilmente cristallizzabili), solubili nell'acqua, di cui modificano la tensione superficiale (in misura minore dei saponi), generando schiuma e rendendola capace di emulsionare sostanze insolubili, come gli oli (formano emulsioni olio in acqua), gli
idrocarburi, le resine. Entrano nella composizione di alcune liscivie, di shampoo, saponi da barba, liquidi estintori, etc. Il legame tra lo zucchero e l'aglicone può scindersi per
idrolisi acida o per azione di enzimi. L'idrolisi libera uno o più spesso vari monosaccaridi,accanto a una sapogenina spesso cristallizzabile. ZLe figure 1 e 2 mostrano un esempio
di saponina la Dioscina contenuta nella Dioscorea tokoro appartenente alla famiglia
delle Dioscoreaceae ed il rispettivo aglicone (sapogenina) la Diosgenina.




Le prime produzioni industriali del sapone – l’idrolisi dei glicereridi

La reazione che sta alla base della produzione dei saponi è L’IDROLISI DEI GLICERIDI.
I gliceridi sono grassi o meglio, chimicamente parlando, dei triesteri (più spesso chiamati trigliceridi o triacilgliceroli) derivanti da acidi carbossilici e glicerina.
Inizialmente le produzioni industriali utilizzavano gli scarti dell’olio di oliva per cui le prime saponerie sorsero in zone coltivate ad ulivi. Successivamente, nel periodo medievale, altre materie prime quali olio di cocco, di palma ed altri grassi di origine vegetale ed animali importati dall’India, dall’Australia e dal Sud Africa acquisirono sempre più importanza e le saponerie, si spostarono verso le zone portuali più importanti del sud Europa, da principio Genova e Marsiglia, poi Savona e Venezia.
Anche in Inghilterra l’industria saponiera si sviluppò rapidamente grazie ai nuovi processi di fabbricazione del carbonato di sodio
secondo il famoso metodo Solvay (nella produzione industriale il carbonato di sodio era il precursore della soda, materia prima per la fabbricazione di sapone).

Fu Michel-Eugène Chevreul (1786-1889) il primo chimico a riconoscere nel 1823 che il
processo di fabbricazione del sapone portava alla formazione di glicerina e che il materiale
saponoso era costituito dal sale dell’acido grasso e non dall’acido grasso come si era ritenuto prima di lui. Famosa rimane le sua opera “Recherches chimiques sur les corps gras
d'orgine animale".

Nella moderna industria saponiera, il grasso viene idrolizzato a caldo con l’idrossido di Sodio, mentre la precipitazione del sapone viene favorita aggiungendo del sale. Dal liquido
si recupera per distillazione la glicerina, che trova largo uso nei settori farmaceutico e cosmetico per le sue proprietà umidificanti (dovute ai gruppi ossidrili –OH che si legano
con legami idrogeno all’acqua e ne prevengono l’evaporazione).
Un sapone è, dunque, costituito da un’ estremità polare (--COO . ) solubile in acqua e da una catena idrocarburica (R), idrofoba e solubile nei composti apolari (ad es. oli);
quest’ultima, come già accennato, può contenere da 3 (C3) a 18 (C18) atomi di carbonio,tuttavia vengono usualmente preferite catene aventi un numero di atomi di carbonio
compreso tra 12 e 18. Catene troppo lunghe producono saponi poco solubili, viceversa si ottengono saponi irritanti e dalle scarse proprietà detergenti.

Una soluzione saponosa, dunque, non può considerarsi una vera soluzione in cui le molecole di soluto vagano separatamente e per conto loro, bensì una “dispersione”: il sapone risulta, infatti, disperso sotto forma di ammassi sferici, le micelle, ognuna delle quali può contenere centinaia di molecole di sapone.

L’importanza del sapone sta nella sua capacità di emulsionare lo sporco di natura grassa formando micelle intorno al grasso:
la parte idrocarburica non polare del sapone,
infatti, si scioglie in sostanze apolari quali ad esempio una goccia d’olio , mentre l’ estremità polare si rivolge verso l’acqua (un solvente polare).


Detersivi sintetici


Il primo detersivo sintetico fu ottenuto da Jean Baptiste Dumas (1800-1884) ed Eugène Melchior Peligot (1811-1890) nel 1836. Si trattava di un etere solforico dell’acol cetilico.
Tuttavia, già cinque anni prima Edmond Fremy (1814-1894) aveva solfonato vari oli.
Durante questo periodo Chevreul aveva chiarito i meccanismi della fabbricazione del sapone dando grande impulso all’industria saponiera accentuata fra l’altro dal processo
messo appunto nel 1790 da Nicolas Leblanc (1742-1806) per la preparazione del carbonato di sodio (precursore della soda caustica).
La scarsità di materie grasse durante la prima guerra mondiale (1914-1918) portò alla ricerca di detersivi sintetici.

Uno dei primi, fu il Nekal, solfonato di alchilnaftalene, prodotto in Germania nel 1916. Il gruppo alchilico era composto da 3 atomi di carbonio (gruppo propile) o da 4 atomi di carbonio (gruppo butile).
Il potere detergente non era elevato, ma la sintesi di questo composto ha dato il via
all’industria dei detersivi sintetici. Nel 1930 H. Th. Boehme ottenne il solfonato dell’alcol laurilico, messo per la prima volta in commercio col nome di CANDIDOL e, in Italia col
nome di Lauril. Il solfonato dell’alcol laurilico, preparato per idrogenazione degli esteri di acidi grassi contenuti nell’olio di cocco, era dotato di un ottimo potere disperdente,
emulsionante, detergente e schiumogeno e non dava luogo a precipitazioni in presenza di acque dure (ovverosia i suoi sali di Calcio e Magnesio risultavano solubili,contrariamente a
quanto accade per i saponi).
L’unico neo era rappresentato dalla scarsa stabilità in
ambiente acido.
Nel 1942 gli americani, partendo non da acidi grassi naturali, bensì dagli idrocarburi di petrolio prepararono i primi detersivi completamente sintetici: gli alchil-aril solfonati di
Sodio aprendo così la via alle più svariate sintesi di detergenti.

I moderni detersivi, o per meglio dire in termini chimici, tensioattivi vengono suddivisi in 4 diverse classi:


1) Tensioattivi anionici:
vengono così chiamati in quanto in acqua si presentano sottoforma di ioni dotati di carica negativa. Tra questi i più noti sono gli alchilbenzensolfonati (o più genericamente alchil arilsolfonati) , gli alchilsolfati, e gli alchileterisolfati.
I primi sono prodotti per reazione del benzene in presenza di un adatto catalizzatore acido con una olefina, ad es. il cosiddetto dodecene. Si ottiene un dodecilbenzene che, trattato
con acido solforico e poi con soda, dà origine al dodecilbenzensolfonato di sodio (presente nei detersivi per piatti e per bucato) .
C’è da sottolineare che i primi alchil benzenlsolfonati
(ABS) messi in commercio dimostrarono scarsa biodegradabilità in quanto presentavano
una catena alchilica fortemente ramificata. Ai batteri risulta, infatti, più facile degradare,metabolizzandole catene lineari piuttosto che catene in cui gli atomi di carbonio non sono
legati ad atomi di idrogeno. Per tale motivo gli alchilbenzensolfonati attualmente utilizzati presentano catena lineare (e vengono indicati con la sigla LAS).

2) Tensioattivi cationici:
I tensioattivi cationici sono così chiamati in quanto in soluzione liberano composti dotati di carica elettrica positiva (cationi).
Il loro potere detergente è limitato ma la particolarità di questo tipo di tensioattivi è il potere antibatterico, infatti aderiscono alle superfici cariche negativamente come le
membrane di molti batteri.
In genere sono costituiti da sali quaternari di ammonio, ma in alcuni casi la testa polare è costituita da un sale piridinio, il controione, invece, può essere il cloruro o il bromuro.
Tra questi tipi di tensioattivi possiamo annoverare il dimetil benzil benzil ammonio cloruro ed il cetil trimetil ammonio bromuro.
Questa classe di tensioattivi oltre che come battericidi trovano impiego come antistatici ad esempio negli ammorbidenti, dove impartiscono delle cariche positive sulle fibre le quali si
respingono, assumendo un aspetto vaporoso e nel contempo i capi trattati risultano piùsoffici al tatto.
Lo stesso meccanismo viene sfruttato per la produzione di balsamo per capelli, il principio attivo all’interno di questi prodotti è sempre un tensioattivo di tipo cationico.
Esistono diversi processi per la produzione dei composti quaternari di ammonio, uno dei più semplici consiste nella reazione tra un ammina terziaria con un alogenuro.
Più specificatamente, il composto quaternario più comune ovvero il lauril dimetil benzil ammonio cloruro (uno dei più diffusi battericidi in commercio), si prepara a partire dal
cloruro di benzile e dalla lauril dimetil ammina
Si tratta di una reazione di sostituzione denominata Sn2

3) Tensioattivi non ionici :
questo tipo di tensioattivi sono così chiamati in quanto non si ionizzano in soluzione acquosa.
I più importanti sono sicuramente gli ALCOLI ETOSSILATI (ottenuti per etossilazione di alcoli superiori) di formula generale:
CH3-(CH2)n-CH2-(O-CH2-CH2)m-OH
dove n varia generalmente tra 10 e 13, mentre il numero di gruppi ossietilenici può variare tra 3 e 9.
Le proprietà degli alcoli etossilati sono fortemente dipendenti dai valori di m e di n. Ad esempio alcoli che possiedono più del 50% in peso di gruppi ossietilenici sono
generalmente solubili in acqua, mentre quelli con meno del 50% in peso sono di solito solubili in olio. Gli alcoli etossilati trovano vaste applicazioni nel settore della detergenza
anche grazie alla loro particolare compatibilità (maggiore rispetto agli anionici) verso gli altri componenti ed additivi utilizzati nei detergenti.
Ricordiamo, inoltre, gli ALCHILFENOLI ETOSSILATI quest’ultimi sono ottenuti per condensazione dell'ossido di etilene o di propilene con un alchilfenolo (come ad esempio i nonilfenoli) e presentano ottime proprietà emulsionanti, detergenti, imbibenti etc. L’uso degli alchilfenoli , tuttavia, è andato via via diminuendo negli ultimi anni a causa della loro
scarsa biodegradabilità.
Tra i tensioattivi non ionici meritano di essere menzionati, per la loro origine naturale e l’elevata biodegradabilità, gli ALCHILPOLIGLUCOSIDI (APG) ottenuti dalla reazione tra uno zucchero (generalmente glucosio) e un alcol grasso.
Per ottenere glucosio si parte spesso da amido (un polisaccaride che idrolizzato da glucosio) derivante da cereali, mentre l’alcol può essere di derivazione naturale (es. acidi grassi di cocco) o sintetica (etilene).
Lo zucchero rappresenta la parte idrofila del tensioattivo, mentre quella idrofoba è costituita dalla catena alchilica la cui lunghezza influenza le proprietà chimico-fisiche
dell’alchilpoliglucoside: catene corte forniscono prodotti dalle ottime proprietà bagnanti,laddove a catene lunghe sono associati elevato potere schiumogeno e notevole capacità
detergente..

4) Tensioattivi anfoteri o zwitterionici:
prendono questo nome in quanto in acqua liberano composti dotati di entrambe le cariche elettriche (positiva e negativa), possono
quindi svolgere azione acida o basica a seconda del pH della soluzione.
Caratterizzati da elevato potere schiumogeno in virtù dei frammenti carbossilici presenti nella molecola
stabili sia in ambiente acido che alcalino, sono compatibili con detergenti cationici, non ionici ed anionici.
Tra questo tipo di tensioattivi possiamo annoverare le betaine utilizzate ad esempio nei bagnoschiuma in virtù delle loro caratteristiche di eudermicità,sono nel contempo degli ottimi stabilizzatori di schiuma.
A questa classe di tensioattivi appartengono anche i propionati e le imidazoline ,sono componenti essenziali nelle formulazioni di sgrassatori per superfici dure, i diproprionati ad esempio manifestano anche proprietà anticorrosive nei confronti dei materiali ferrosi.

Quando dico PULIZIA la intendo in tutti i sensi...aiutatemi a tenere alto il PULITO


Se hai la casa sporca puoi acquistare decine di questi pesci PULITORI che ti risolvono molti problemi


Noi ci siamo .... e tu ...cosa aspetti??


Le cose di una volta


लिबे ए पुलिजिया


mercoledì 14 novembre 2007

Oramai queste acque sono solo ricordi...bei ricordi....quando Battisti cantava Mogol


E intanto il tempo crea eroi,ed il Mondo crepa per i fatti suoi


Imparate bene a pulirvi anche dopo la pipi' ...è IMPORTANTE LA PULIZIA




Che Merda Respiriamo?ve lo domandate mai??bene è ora di farlo!!!

http://www.sciechimiche.org/

Ragazzi vogliamo o no un Mondo PULITO?tutti a questa fiera


Niente è impossibile


Anche un tempo erano attenti alla PULIZIA del corpo


COME FARE UN CLISTERE



Una classica borsa per clisteri
  • Prima di riempire la borsa per clistere, assicurati che il rubinetto o il morsetto ben chiuso.
  • Appendi la borsa ad un'altezza in modo che la cannula con il beccuccio possa essere accessibile in modo agevole quando sarai disteso sul pavimento o sul lettino per il clistere.
  • Molte persone trovano comodo stendere un'asciugamano sul pavimento del bagno.
  • Organizzati in modo da essere comodo e liberati da impegni per il tempo necessario.
  • Lubrifica il beccuccio rettale con un prodotto naturale come l'aloe vera ad esempio.
  • Inserisci il beccuccio nel retto delicatamente e lentamente. Dovrebbe scivolare senza alcun disagio. Non forzare mai. Se l'introduzione è dolorosa sospendi la procedura.
  • Inginocchiati con la testa appoggiata su un asciugamano sul pavimento o su qualsiasi altra superficie piatta.
  • Apri il rubinetto o morsetto. Fai fluire l'acqua fino a quando non diventa disagevole. Permetti al colon di adattarsi prima di aggiungere più acqua. Più lentamente aggiungi l'acqua, più facilmente riuscirai a tenerla, per aggiungerne il più possibile e pulire la parte più alta del colon. Continua fino a quando la borsa è vuota.
  • A questo punto distenditi sul fianco destro e massaggia il colon con movimenti circolari e poi evacua. Ma se questa necessità avvenisse in qualsiasi momento, non esitare.
Nota Importante: I programmi di disintossicazione come la pulizia del colon e i clisteri di caffè non sono indirizzati a curare qualsiasi malattia, ma sono solo intesi ad aiutare il corpo a svolgere le sue naturali attività di disintossicazione e eliminazione. Rivolgiti al tuo medico prima e durante lo svolgimento delle pratiche descritte in questa pagina, come in qualsiasi altra di Medicinenon.

SPAZZOLINO ELETTRICO PROFESSIONAL CARE 5500XL ORAL-B BRAUN


Caratteristiche Tecniche: Spazzolino Oral-B ricaricabile con 45 minuti di autonomia, ad una velocità ed indicatore di ricarica. Modello Professional Care 5500XL. Timer con memoria. Impugnatura antiscivolo. 7600 Oscillazioni e 20000 pulsazioni al minuto. 2 spazzolini di ricambio. Contenitore testine e supporto da parete. Efficace rimozione della placca e innovativo spazzolino con tecnologia 3D: combina pulsazioni e rotazioni per ridurre la formazione della placca e di gengiviti rispetto ad uno spazzolino tradizionale.

PROFILASSI COMBINATA ORALE: LINEE GUIDA PER UNA BOCCA PERFETTA


L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il concetto di salute come "uno stato di totale benessere fisico, psichico e sociale". In questo panorama-salute, la nostra bocca gioca un ruolo di gran rilievo, e non solo estetico. Perché un' insufficiente igiene della bocca non solo può portare a disturbi fastidiosi tra cui infiammazioni gengivali, carie e paradontite (piorrea), ma può perfino aprire la strada a patologie importanti come le malattie cardiache. Tutti sappiamo che "prevenire è meglio che curare". Niente di meglio, allora, che seguire alcune semplici linee guida da far entrare tra i nostri gesti quotidiani.

La carie: il nemico numero uno


La peggior nemica dei nostri denti è la carie. Causata dalla placca e dai suoi metaboliti, da batteri e microrganismi
(cariogeni), la carie colpisce i denti e li distrugge: i batteri entrano all'interno del dente e lo deteriorano fino a portarlo alla sua devitalizzazione, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.

La placca

Ma cos'è la famigerata "placca"? Si tratta di residui di cibo che ristagnano in bocca e assieme a germi e batteri che
proliferano nel cavo orale, aderiscono fortemente alla parete dentale. La saliva poi v'inserisce minerali vari e completa l'opera perché la sua viscosità facilita l'aderenza dei batteri al dente. Se questa massa non viene "pulita via", s'indurisce e diventa tartaro. Che non è altro che la pietrificazione della placca.
Occhio ai rischi

Le conseguenze di questo processo distruttivo sono certamente spiacevoli. Non sempre però ne abbiamo piena
consapevolezza. Oppure le sottovalutiamo. La prevenzione si prefigge dunque, in primo luogo, di informare ed educare allo scopo di impedire l'insorgere dei vari disturbi. I primi sintomi della carie si possono già riscontrare nel cambiamento di colore del dente (che disturba l’ estetica) e nell' alitosi (alito cattivo), ma ve ne sono altri ben più importanti, quali: * infiammazioni e gonfiori gengivali * tasche parodontali (profondi solchi gengivali dove si annida la placca) * parodontosi (piorrea) con mobilità dentale *perdita del dente

E non è tutto.

Un'insufficiente igiene orale può avere ripercussioni su tutto il corpo: non solo può causare l'infiammazione cronica dei
denti, dell' osso e delle gengive, ma può anche interessare altre parti dell' organismo, diventando perfino concausa di patologie cardiache e di altre malattie.

Una giusta via di mezzo

Anche una pulizia eccessiva può essere dannosa per denti e gengive. L'uso scorretto (troppo aggressivo) dello spazzolino deteriora lo smalto e ferisce le gengive che, col tempo, si ritirano lasciando liberi i "colletti dentali". Non solo lo spazzolino, ma anche il filo interdentale - valido aiuto per la pulizia degli spazi tra un dente e l'altro - deve essere utilizzato in modo corretto affinché non porti ad infiammazioni gengivali croniche e possibili parodontosi. Per la salute della nostra bocca è dunque indispensabile una buona informazione sull'uso di questi semplici strumenti quotidiani e, prima di una terapia ricostruttiva, è importante seguire un programma individuale d'igiene orale.

Profilassi per adulti e bambini


Che cosa fare per arginare il pericolo-carie prima che sopraggiungano situazioni spiacevoli? Le visite di controllo ogni 4- 6 mesi, rappresentano già un criterio di prevenzione e consentono di mettere in atto una terapia precoce. Lo specialista può quindi intervenire secondo necessità e "pulire" i denti con procedimenti diversi, tra cui gli ultrasuoni o il metodo "airflow". In questo caso, un calibrato mix di bicarbonato di sodio, di aria e un getto d'acqua rimuovono rapidamente e in modo indolore la placca e la patina. In seguito, i denti vengono lisciati con una gomma e trattati con il fluoro che rende lo smalto più resistente e inibisce la formazione di carie da parte dei batteri. La "sigillatura" delle fessure dei denti permanenti è un altro metodo utilizzato per evitare la formazione della carie. Con una tecnica non invasiva, l'odontoiatra riempie di una sostanza sigillante la parte del dente che lo spazzolino non riesce a raggiungere. Controllata ogni 6 mesi, la sigillatura può essere eventualmente rinnovata.

Un sorriso smagliante


Denti sani ... ma anche bianchissimi. E' quanto viene proposto dalla tecnica ormai collaudata del "bleaching" o
"sbiancamento dei denti". Nella nostra società in cui l'immagine ha acquisito un ruolo di grande importanza, un sorriso da star è il desiderio di molti e la richiesta di prestazioni altamente estetiche è sempre più frequente. Questo trattamento - unicamente cosmetico e combinabile con gli altri metodi di igiene orale - può essere effettuato sia sui denti vitali sia su quelli devitalizzati e promette una brillantezza duratura.

I quattro pilastri della prevenzione delle carie


Per combattere la formazione della carie, ecco dunque sintetizzate le quattro importanti linee-guida da seguire:
- Cambio di tipo di alimentazione - Uso di cariostatici che contengono fluoro - Sigillatura delle fessure dentali - Igiene orale corretta e controllata

La Pulizia aiuta a capire il prossimo


Vogliamo parlare di questo scempio??!!


martedì 13 novembre 2007

LIPU e BANCA DI ROMA - PREMIO"MARIO PASTORE"GIORNALISTA PER L'AMBIENTE - Terza Edizione


Palazzo De Carolis - Via Del Corso, 307 (Ingresso Via Lata, 3) - Roma 9 DICEMBRE 2002 ore 15,30 con il patrocinio di RAI e ORDINE DEI GIORNALISTI Programma: Ore 15,30 - Saluti del Dott. Edoardo Saccà - Capo Filiale Banca di Roma - Sede RAI Ore 15,45 - Introduzione e presentazione del premio: Prof. Danilo Mainardi - Presidente LIPU Testimonianza del Dott. Piero Marrazzo - Giornalista RAI Ore 16,30 - Consegna dei premi, da parte del Prof. Alberto Pastore, ai vincitori delle due categorie: · Categoria "Professionisti" · Categoria "Giovani" Ogni vincitore riceverà un'opera ideata dallo scultore Serenellini di Parma e al vincitore della categoria "Giovani" sarà assegnato anche un premio in denaro. Ore 17,00 - Ilaria Drago legge parole sulla natura. Ore 17,30 - Aperitivo Si prega di confermare la partecipazione alla Segreteria Organizzativa tel. 0521.273043 La Giuria del "Premio Mario Pastore - Giornalista per l'Ambiente" è così composta: Presidente: Prof. Danilo Mainardi - Presidente Nazionale LIPU Dott. Elena D'Andrea - Direttore Area Promozione LIPU Dott. Piero Angela - Giornalista Dott. Manuela Cadringher - Giornalista Prof. Gabriele Caccialanza - Docente Università di Pavia Dott. Edoardo Saccà - Direttore della Banca di Roma RAI Dott. Carlo Romeo - Responsabile Segretariato Sociale RAI Segreteria organizzativa del premio: LIPU - Via Trento 49 - 43100 PARMA Tel. 0521/273043 Fax 0521/273419 e-mail: info@lipu.it

È l'Uria la specie più colpita dalla marea nera in Galizia dopo il disastro della Prestige


Secondo Alejandro Sanchez, direttore della SEO-BirdLife, rappresentante spagnolo del network mondiale BirdLife International, <>.
La popolazione totale di Uria nella penisola iberica si compone di 10-25 coppie, 5-11 delle quali proprio in Spagna nell'area colpita dalla marea nera: Capo Vilano e le Isole Sisargas, sulla Costa della Morte, 2 località entrambe protette dall'Unione europea in quanto parte della grande rete europea per la conservazione della biodiversità denominata Rete Natura 2000. Dall'inizio del disastro sono 12 gli esemplari di Uria trovati morti e 40 quelli ricoverati nei centri di recupero.

Intanto, dopo la stima resa nota ieri da SEO-BirdLife che parlava di 10-15 mila uccelli uccisi dal petrolio in Galizia, di 302 uccelli trovati morti e 508 ricoverati nei centri recupero, cattive notizie arrivano anche per la Berta delle Baleari, una specie già a rischio di estinzione in Spagna: l'ecosistema in cui questa specie vive è stato gravemente danneggiato dal carburante fuoriuscito dalla Prestige. <Carles Carboneras, responsabile Campagna uccelli marini di SEO-BirdLife - il danno più grave sul lungo termine può essere la mancanza di cibo come sardine e acciughe. Sarà importante il prossimo anno monitorare i numeri degli uccelli nidificanti e svernanti per valutare quali effetti il disastro ha causato sulla popolazione di questa specie>>.

Per maggiori informazioni:
Alejandro Sanchez, tel. +34.69967330
Carles Carboneras, tel.+34.615454353
Antonio Sandoval, tel. +34.629448822

AFFONDAMENTO DELLA PETROLIERA: COLPO DI GRAZIA PER LA BERTA DELLE BALEARI?


Una specie già gravemente minacciata di estinzione, come la Berta delle Baleari, potrebbe subire il colpo di grazia dopo l'affondamento della petroliera Prestige ieri al largo della Galizia. BirdLife International, la più grande rete mondiale di associazioni per la protezione degli uccelli, e la LIPU, che di BirdLife è il rappresentante italiano, lanciano l'allarme. La specie ha già subito una drastica riduzione del 50% negli ultimi nove anni, e ora si teme il peggio. Insieme alla Berta delle Baleari, decine di migliaia di uccelli di mare potrebbero essere colpiti nelle prossime ore dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera. E se il tempo peggiorerà, gli uccelli in migrazione potrebbero essere attratti dall'aspetto apparentemente calmo delle acque inquinate dal combustibile per finirne inesorabilmente contaminati. <Carlota Viada, del settore Conservazione della Società spagnola di ornitologia (SEO/BirdLife), una delle organizzazioni che sta operando nella zona colpita dal disastro - stanno raccogliendo centinaia di uccelli imbrattati di petrolio, tra i quali compaiono specie come la Gazza marina, la Sula, l'Uria, il Marangone dal ciuffo e varie anatre marine. I nostri volontari stanno monitorando le spiagge, in collaborazione con le autorità, e portando ai centri di recupero gli uccelli colpiti. Certo che dopo l'affondamento della nave Prestige, la minaccia per queste specie e per almeno un'altra dozzina è aumentata in modo notevole>>.
A rischio uccelli marini come gabbiani, uccelli delle tempeste, urie e la Berta delle Baleari. Ma anche anatre e limicoli.

Le specie più a rischio:
Berta delle Baleari (Puffinus mauretannicus) - Specie gravemente minacciata di estinzione che vive nelle isole Baleari. La popolazione ha subìto un declino del 47% in nove anni, passando da 3.300 coppie nel 1991 alle 1.750-2.125 nel 2001. (dati SEO-BirdLife). Di questo passo il declino sarà prossimo al 100% nei prossimi 54 anni.
Berta minore (Puffinus puffinus) - Specie presente in gran numero nelle isole britanniche. La zona del disastro costituisce una tappa nella migrazione che effettua verso il Sudamerica.
Uccelli delle tempeste (Hydrobates pelagicus) - Vive nelle isole britanniche e passa l'inverno nell'Oceano Atlantico.
Sula (Sula bassana) - Anche la Sula vive nella stagione invernale nell'Atlantico.
Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) - Vive sulle rocce della costa.
Uria (Uria aalge) - Specie già fortemente colpita dal disastro della nave Erica. 100/150.000 esemplari furono uccisi dal petrolio.
Pulcinella di mare - (Fratercula arctica). Altra specie gravemente minacciata dalla presenza di petrolio in mare.

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Per informazioni: Enrique Diaz Patiña, tel. 0034.639.073.226 - SEO-BirdLife, a Madrid: tel.0034.91.434.09.10

Per informazioni alla stampa: Carlota Viada, tel. 0034.629.4488.22

Il mare serve ai bambini che devono respirare lo iodio


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